DIAL M 4 MURDER

venerdì, maggio 28, 2004



Perché tanto parlare di cibo? E' un'ossessione ormai, il tentativo di esorcizzare in parole quanto non si vuole approcciare di bocca.
Negli ambienti di lavoro ho da sempre notato questa propensione alla goliardia virtuale. Con le dovute distinzioni:
1) In caso di maggioranza maschile, il cibo è cibo, non argomento di fantasie sussurrate, consigli e coversazioni. Si mangia. Punto. E finisce lì.
2) In caso di maggioranza femminile la storia si complica. Perché l'universo muliebre è ormai tanto convinto dell'equazione pasto = grasso, da mortificarsi con tutta una serie di ritrovati, espedienti, trucchi. Salvo poi, ahimè, non far che pensare a quanto cerca invano di cancellare...

Il femminismo passerà forse un giorno anche da un bel piatto di pasta senza sensi di colpa?
Sì, perché il nucleo del problema non appare tanto l'ingerire cibo in sè, quanto nel riuscire a farlo senza pensieri postumi! Senza soverchie architetture mentali atte a individuare pericoli, colpe, mancanze, distrazioni imperdonabili.

Intorno a me, tuttavia, l'ansia è crescente.E se dovessi individuare gli argomenti che destano più noia in assoluto citerei senza dubbio: le cronache dei sogni e dei pasti! In questi casi è dura fingere interessata partecipazione.

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