DIAL M 4 MURDER

venerdì, dicembre 13, 2002


Check up completo. Un venerdì interamente dedicato alla mia persona fisica e agli acciacchi che mi hanno costretta off-line per buona parte della settimana.
Il punto è questo: non riesco a inspirare. O meglio, mi costa estrema fatica e un senso costante di forzatura e leggero soffocamento. Inquietante. Soprattutto quando gli attacchi mi sorprendono mentre tento di prendere sonno, quindi in situazioni di totale, serena immobilità.


Ore 7: prelievo del sangue.
Esco di casa con un chewing gum in bocca per lenire la fame, ma anche per ammortizzare il sottile nervosismo che da sempre mi accompagna in caso di punture e/o affini. È proprio l'incavo del braccio a farmi impressione se punto da un ago... Non so, l'idea è che si tratti di un punto talmente sensibile, dove la pelle si assottiglia fino a mostrare le vene, l'interno!..
Ventitré persone davanti a me. Nonostante il freddo pungente, la nebbia fittissima e l'approssimarsi del Natale, c'è sempre chi deve darsi un controllatina più o meno urgente.
Noto con un certo disincanto che la gente riesce a perdersi sempre più in un bicchiere d'acqua. Si guarda in giro con occhi smarriti, non sa dove andare, se e a chi chiedere aiuto. Anche in un ambulatorio rigido e organizzato come quello da me visitato stamane. Infatti, una solerte donnina attende i pazienti all'ingresso e li scorta alla macchietta strappa-numero immediatamente a fianco, quindi spiega loro che devono prendere posto e attendere che giunga il turno. Come? Osservando il tabellone di 10 metri per 3 che campeggia rosso e fluorescente sopra il loro naso...
Se ti muovi disinvolta senza manifestare panico la donnina si risente.
La nota positiva è che in 20 minuti sono fuori con il mio bel buchino nel braccio. Tre fialette ricolme del mio prezioso 0- vagano verso il laboratorio analisi, mentre la proprietaria di quei milioni di piccoli globuli si riprende con cappuccino e brioche al miele.

Ore 16: radiografia al torace.
Altro ambulatorio, altra prassi identica nei mezzi ma non nei toni.
Anche qui: la mamma davanti a me all'accettazione sta per avere un infarto quando la informano che ha sbagliato indirizzo, doveva recarsi in via Ariosto e non in Spagnoletto. «E adesso come faccio e adesso dove vado ma non me l'hanno detto...». «Signora sta scritto, basta leggere. E poi l'appuntamento è alle 16, fa ancora in tempo». Ho lasciato la receptionist che ancora le dava spiegazioni di strade e autobus... Secondo me nessuno è mai arrivato a destinazione.
Tempistica ottimale anche in questo caso: un quarto d'ora dopo sono già fuori. Il radiologo mi domandato il perché delle lastre, pareva scettico. Però si è stupito della mia condizione professionale di fumatrice passiva. Non è fuorilegge una situazione siffatta?
No, mister, non ancora...


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